La gentilezza salverà il turismo

Nel cuore di un’epoca (post pandemia) in cui stiamo assistendo alla confusione di flussi migratori nel mondo a causa di molteplici fattori – che peraltro sono la fotografia di uno scenario complesso – il tema del festival di quest’anno, ‘Cittadini ospitali’ richiama alla memoria il desiderio di pacatezza, rallentamento, e cordialità. Forse possiamo provare a sintetizzare il concetto in un termine: gentilezza, perché gentilezza è sinonimo di cortesia e amabilità, ed è imprescindibile in un momento storico in cui il sovraffollamento turistico di alcune destinazioni mette a disagio l’idea stessa di ospitalità. 

 

Con chi ne parliamo? La chiacchierata di approfondimento sul tema la facciamo con Giorgia Deiuri, destination manager, con un’esperienza anche in Cile, nel quale si è occupata di un piano turistico per il Deserto di Atacama. 

L’approccio gentile nel turismo

Nel lavoro di destination management, Giorgia Deiuri si occupa di individuare ed elaborare progetti turistici che coinvolgano luoghi non necessariamente già mèta di arrivi, ma che possano dare nuova luce a quei luoghi e che valorizzino il territorio attraverso esperienze inconsuete, coinvolgendo i locals

“Il mio approccio – illustra Giorgia – è ‘state of mind’ (stato d’animo, nda), e tendo a scavare nelle radici di un territorio e della sua comunità per capire come farne emergere le caratteristiche identitarie senza stravolgerne il senso, ma puntando sul concreto”.

deserto atacm 2
deserto atacam

Ma cosa significa esattamente? Chiedo. 

“Una comunità – spiega – spesso non è consapevole della sua unicità e della propria tipicità perché tende a dare per scontata l’identità.  È difficile che dall’interno si riesca a percepire qualcosa di così importante che possa rappresentare un’attrazione per chi arriva dall’esterno. 

Nel mio lavoro di destination manager, in cui devo scavare a lungo nei racconti delle persone del posto, mi è capitato non di rado di ascoltare storie delle quali non erano in grado di vederne il valore”. “Eppure – prosegue Giorgia – senza stravolgere l’identità e la vocazione di un territorio, si possono costruire narrazioni che poi diventano ricchezza per quella comunità. Questo significa esercitare gentilezza, rispetto”.

Il metodo gentile per il turismo 

Sorride Giorgia. “C’è un metodo: si chiama ascolto. Prima di promuovere prodotti turistici realizzati per una località, è indispensabile approcciare gentilmente. Occorre conoscere le persone e approfondire la relazione perché le comunità spesso credono di non avere granché da raccontare. Il legame che si crea tra me e loro restituisce la ricchezza di una relazione, prima di tutto, ma anche di reciprocità. 

Questo della reciprocità è un tema dal quale non si può prescindere, ormai, perché l’Italia è una penisola che si nutre di piccoli scrigni, borghi incastonati o carezze antropiche spalmate sulla costa e tante bellezze uniche. Non si può più dare per scontato nulla perché ogni differenza ci rende unici. Credo vadano risvegliati un po’ l’orgoglio e il senso di appartenenza”. 

Chi sono, dunque, i ‘Cittadini ospitali’?

“Ecco, il tema del Festival di quest’anno – fa presente Giorgia – pone al centro questa questione. Il cittadino ospitale è consapevole della sua realtà perché ci vive e non vive il turismo o l’accoglienza turistica come un trauma e subendolo come qualcosa che arriva dall’esterno. Piuttosto, comprende che si tratta di una opportunità. 

Non è la guida turistica – sottolinea Giorgia – a fare la differenza, ma le persone che accolgono con naturalezza l’ospite. Quelle persone sono gli ambasciatori spontanei del loro territorio e pertanto orgogliose di offrire ospitalità con il giusto calore”. 

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