“Il turismo extralberghiero nasce nelle famiglie e paga le tasse in Italia”

Quando si parla di turismo extralberghiero, in Italia, si parla di famiglie, seconda vita per le persone e per gli immobili in disuso (e spesso in stato di abbandono), slow living e presidio sul territorio. A questo, si aggiunge anche un dettaglio importante: nessun consumo di suolo. Un messaggio fortissimo che significa recupero dell’esistente e opportunità per le famiglie. 

Su questo messaggio fortissimo la Federazione FARE, Federazione Associazioni Ricettività Extralberghiera, si impegna sin dalla costituzione, nel 2021, valorizzando l’ospitalità familiare perché promuove un turismo alternativo, favorisce lo sviluppo di angoli del nostro Paese dove non esisteva prima alcuna forma di ricettività, e sostiene l’economia diffusa soprattutto dei piccoli borghi che riprendono vita. Ma la strada verso una cultura rinnovata su questo tema è ancora tutta da percorrere. Ne parliamo con il presidente della Federazione FARE, Elia Rosciano, avvocato e consulente del settore da oltre 15 anni.

L’Italia è un paese notevolmente ricco di bellezza, ma anziché unire nell’orgoglio di appartenervi, separa. Quale potrebbe essere il corto circuito?

L’Italia è un Paese fatto di una straordinaria varietà di realtà locali, ma al tempo stesso soffre ancora di un forte campanilismo. Esiste la convinzione che valorizzare l’altro significhi, in qualche modo, svalutare noi stessi. Questo meccanismo si radica soprattutto per ragioni anagrafiche e culturali: le differenze vengono vissute come competizione, invece che come occasione di arricchimento reciproco. Non va dimenticato che, dal punto di vista dello Stato unitario, l’Italia è giovane e non ha ancora sviluppato un vero liberismo culturale, capace di mettere in dialogo le diverse identità locali senza generare contrapposizioni o discriminazioni.

Anche la narrazione – in particolare sul turismo extralberghiero – spesso è frammentata o polarizzata tra chi è a favore e chi contro. Qual è la vera sfida per superare questo impasse?

Oggi si tende a pensare all’economia come a un sistema di monopolio o comunque dove solo in pochi devono poter competere e concentrare ricchezza, dimenticando che anche il turismo ha bisogno di un’offerta ampia e diversificata per rispondere a esigenze molto diverse. 

Il settore extralberghiero ha un ruolo fondamentale: valorizza i borghi, non consuma nuovo suolo, rispetta l’ambiente, crea occupazione e soprattutto mantiene vivo il contatto diretto tra chi ospita e chi viene ospitato. È in questo legame che le tradizioni locali continuano a vivere, evitando che si spengano in comunità già provate dallo spopolamento. 

Il turismo è un settore unico, ma dentro questa unicità è naturale che ci siano differenze di offerta, legate anche alla diversa capacità di spesa dei viaggiatori. Ed è proprio questa pluralità a rappresentare la sua ricchezza.

La Federazione FARE rappresenta il settore extralberghiero: esiste qualche gap che va superato, oggi, per riuscire a rendere compatibili animi e regole?

Non riteniamo che il problema sia di compatibilità. Un appartamento non è un hotel, e proprio per questo deve rispondere a requisiti diversi. È evidente che le normative sulla sicurezza vadano rispettate con la massima attenzione, ma non si può applicare un unico modello a realtà così differenti. 

La vera sfida è costruire regole che siano coerenti con le caratteristiche specifiche di ciascun settore, senza creare forzature o omologazioni. Solo così si può garantire un sistema equo, dove ogni forma di ospitalità – dall’hotel alla casa vacanza – contribuisce in modo equilibrato alla crescita del turismo.

Il turismo dovrebbe essere un bene collettivo. Ma come intende, la Federazione FARE, promuovere il dialogo tra addetti ai lavori, istituzioni, media e cittadini? Un compito arduo…

Il turismo è certamente un bene collettivo e la vera sfida è far comprendere, soprattutto alle istituzioni e al mondo della cultura, che l’extralberghiero è fatto prima di tutto dai cittadini. Sono loro a ridare vita ad abitazioni che rischiavano di essere abbandonate, a mantenere vivo un tessuto urbano unico e a restituire coscienza alle comunità. Noi operatori extralberghieri siamo cittadini che amano le proprie città e, proprio per questo, contribuiamo in modo diretto al loro sviluppo. 

Purtroppo, mancano spesso interlocutori istituzionali capaci di guardare oltre i confini del proprio mandato politico e di immaginare una progettualità di lungo periodo. L’extralberghiero, invece, ha questa forza: nasce nelle famiglie, distribuisce ricchezza sul territorio e paga le tasse in Italia. È paradossale che si cerchi di limitarlo, dimenticando che molti asset alberghieri sono oggi controllati da multinazionali straniere che portano altrove i profitti. Difendere l’extralberghiero significa difendere le comunità e l’economia del Paese.

CATEGORIE
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e vengono applicate Informativa sulla Privacy e i Termini e Condizioni di Google.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e vengono applicate Informativa sulla Privacy e i Termini e Condizioni di Google.